Subsonica - Microchip Temporale

Subsonica 
Microchip Temporale


In un articolo folle che partiva da una specie di recensione e finiva per parlare di dinosauri musicali Gabriele Ferraris su “La Stampa”, commentò “Microchip Emozionale” con questa frase: “Un disco splendido, parecchie miglia oltre la poppetteria ordinaria, un inventario di possibili vie di fuga dalla banalità”

Ferraris, che giocava in casa con i Subsonica, inquadrò in una frase il secondo disco di una band già famosa in certi ambienti ma che con questo lavoro spiccò il volo verso il grande pubblico, scrivendo una parte della storia dell’indie italiano.
E vent'anni dopo il disco suona ancora molto bene e lo dico da ascoltatore con notevoli mutazioni di giudizio della band e dei suoi componenti, quindi non esattamente un fan scatenato. 
Seguendo la moda delle celebrazioni anche questa pietra miliare ha il suo tributo che comprende un tour e soprattutto “Microchip Temporale” un disco che coinvolge artisti che ai tempi forse andavano alle Medie, con eccezione di Elisa e che devono parecchio a quel mondo che non esiste più. 

Ora, potremmo stare qui a discutere sul fatto che l’omaggio delle nuove leve sia un atto d’amore o una grande paraculata commerciale che sdogana un album del 1999 a chi in quegli anni nasceva, d'altronde i Subsonica hanno sempre amabilmente e abilmente cavalcato quel confine tra l’indie e il commerciale.
Potremmo discutere cosa sarebbe stato meglio fare, se interpretare i brani seguendo fedelmente gli originali o se cercare una propria identità. La risposta non esiste, o meglio, è a discrezione di ognuno di noi. 


Per quanto mi riguarda “Microchip Temporale” ha dei momenti molto interessanti, che aggiungono nuove “possibili vie di fuga dalla banalità” a brani che lo erano già alla nascita. Uno su tutti “Discolabirinto” con Cosmo, l’uomo giusto al posto giusto, che espande il brano di due minuti lanciandolo nella propria dimensione senza far rimpiange l’ottimo lavoro originale con Morgan.
O la spiazzante versione di uno dei brani più famosi della band, “Tutti i miei sbagli” che perde la sua rabbia per diventare un brano acustico sotto le mani di Motta, che stravolge il senso della canzone, ma se non

altro è molto originale. E anche Coez ci mette del suo in “Strade”, per non parlare del divertissement di M¥ss Keta in “Depre”.

In altri brani invece le collaborazioni seguono gli originali con qualche piccola novità, come “Il cielo su Torino” con Ensi, “Sonde”di Willie Peyote e “Aurora Sogna” con i Coma_Cose & Makamass

Poi ci sono momenti che non lasciano il segno e ascoltandoli ho dovuto leggere chi era l’ospite di turno, visto l’impalpabile contributo vedi “Liberi Tutti” (altro brano simbolo della band) con Lo Stato Sociale a limitarsi a segnare il passaggio con “Viaggiare sempre/sbagliare sempre/dormire poco/ridere forte”, o “Albe Meccaniche” dei Fast Animal and Slow Kids
“Non siete riusciti a bissare Microchip Emozionale” cantavano i Subsonica in “Benzina Ogoshi” divertentissimo brano dell’album “Eden” e parafrasando la frase è senza dubbio vero, ma sicuramente Casacci e soci, puntavano a far rivivere certe emozioni e, come scritto, in parte riescono.

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