Nada Surf - Never Not Together

Nada Surf - Never Not Together

Se devo dire, avrei voluto che questo disco uscisse in estate. Sarà che ho avuto in loop sulla spiaggia, per un paio di anni, alcuni loro dischi, ma lego i Nada Surf alla leggerezza dell’estate. Alla spensieratezza, al guardare il mare senza pensare a nulla. 

I duri e puri dell’indie pop/rock, non mi hanno dato retta e hanno fatto uscire l’ottavo album in pieno febbraio e, senza volerlo, in un periodo complicato per tutti. E devo riconoscere che i loro riff, i loro ritornelli e le loro parole così “leggere” ma incisive, raggiungono lo scopo di alleggerire qualcosa, cioè il clima di questo momento storico.

Perché se c’è una cosa sicura è che i Nada Surf non modificano di un
millimetro il loro modo di fare, di comunicare. Sì, lo so, è il difetto più grosso di qualsiasi band, ma permettetemi, questa volta, di cambiare opinione.
I tre, forti dei loro capelli bianchi, il mestiere lo sanno fare bene, se non benissimo e quindi gli perdono il fatto di non mostrarci nulla di nuovo. Creano nove canzoni e in soli quarantadue minuti ripropongono tutte le loro caratteristiche, sempre in maniera convincente, affascinante e perfetta.

Un disco circolare che si apre e si chiude alla stessa maniera, che parla di interconnessioni umane e che deve il suo titolo alle parole di Justin Vernon nel podcast “Song Exploder”.

“Empathy is good, lack of empathy is bad, holy math says we’re never not together” è la frase manifesto di tutto l’album e che chiude “Something I should do” un brano powerpop che a mio avviso vale l’ascolto ripetuto o l’acquisto del disco.
Il singolo “So Much love”, dopo un breve intro, ci porta nel pieno stile Nada Surf, parlandoci di amore che viaggia nell’aria ma che a volte resta un po’ nascosto. E via poi, tra synth che accompagnano l’incisiva batteria di Elliot e su cui la particolare voce di Caws scivola via bene assieme ai giri di chitarra di Lorca. 

Tra momenti powerpop e indierock “Live learn and forget”, e la già citata “Something I should do”, non mancano le ballade aggressive tipiche del gruppo come “Just Wait”, “Looking for you”, e brani che esplodono nel loro percorso come “Mathilda”.
Chiude “Ride in the unknown” la cui prime note rimandano a “So much love”.
“Ride in the unknown” una canzone che manco farlo apposta inquadra bene il senso di smarrimento e a volte la solitudine che stiamo vivendo. 
Mi piace pensare che i Nada Surf ci abbiano visto lungo, come sempre. 

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