Los Estanques - IV
Copertina che più che orrenda è spaventosa, con uno del
gruppo con i bigodini in testa, la barba fatta male e un altro che lo
abbraccia. Ma parte questo, mi sento proprio di dire una cosa, quando andrete
in Spagna, fatevi un regalo: comprate questo disco.
Los Estanques, assolutamente sconosciuti qui da noi, sono al
momento, secondo i critici iberici il miglior esempio spagnolo di indie
rock/pop e psycho pop. Non so come siano gli altri gruppi, ma questo loro
quarto lavoro, semplicemente intitolato “IV” è un piacevole viaggio “Pop
progresivo psicodélico” come lo chiama la stessa band. Molto piacevole.
Abbiamo influenze 60’s e in parte 70’s, che si alternano in una
folleggiante altalena di suoni che inizia con “No Hay vuelta che Atras” che ci mostra le intenzioni di tutto l’album, mescolando a un inizio rockeggiante momenti più pop.
Un quarto disco che ci porta poi in raffinati momenti pop 60’s e non come “Flor de Limon” e “Clavos de Papel”, “Mr.Clack”, “Nacì Santo” a divertenti brani che mischiano sonorità più morbide a un allegro rock “Juan El Largo”, “La Aguja”, “Emilo El Busagre”, toccando l’apoteosi con il divertentissimo singolo “Soy espanol però tengo un kebab”.
Non mancano le stranezze sperimentali un po' acide come “Comunion” e
soprattutto “Rosario” che con la psichedelia sempre pop di “Rey Del Ajuar” e
l’organo della strumentale “Reunion” rappresentano i momenti più bizzarri di
tutto il disco.
Fresco, divertente, ma purtroppo molto corto, sarà
sicuramente il mio souvenir in un prossimo viaggio in Spagna. Intanto vale la
pena seguire questa band e anche tutto il movimento indie iberico che sforna
interessanti lavori.
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