Articolo 31 - Strade di Città

Articolo 31 - Strade di Città


Un anno e mezzo fa rimbalzavano le notizie su J-Ax e DJ Jad, che se le davano verbalmente di santa ragione. Niente di che, cosucce tra ex soci. Niente che potesse interessarmi a parte il fatto che mi ero sempre chiesto che fine avesse fatto Jad. 
Più o meno è andata così: il DJ duro e puro, che segue il dogma dell’hip hop, sparito dalle luci della ribalta (ma di nuovo attivo nella scena underground o come volete chiamarla) decide di fare dei concerti con il nome “Articolo 31”, per omaggiare e rinfrescare quanto fatto in passato. Massì, possiamo dire anche per attirare molto più pubblico. 
L’altro ormai star indiscussa, non ci sta e lo diffida. Questa è solo l’ultima tap
pa di una lunga crisi post separazione. 
E poi a un certo punto, scoppia la pace, che sarà suggellata al “Fabrique” per le serate di celebrazione dei venticinque anni di carriera del cantante. 

Per quanto abbia pochissima stima di J-Ax e ancor meno degli “Articolo 31”, questa reunion mi ha fatto venire in mente che per un disco e mezzo, anche io ascoltavo gli “Articolo 31”.

Siamo nel 1993, l’ondata delle Posse si è quasi esaurita e l’hip hop e il rap sono lanciati verso la massa. Merito (o colpa) di Radio Deejay, di Albertino e della trasmissione “Venerdì Rappa”, diventata in seguito “One-Two”. Molto attenti alle nuove mode, nella radio milanese passa spesso il Rap e Hip Hop italiano (ma non solo), lanciando, di fatto, il genere, tanti artisti, tra i quali gli “Articolo 31” e gli “Otierre”, con quest’ultimi che erano di gran lunga superiori e più seri di tanti altri.

Comunque nei favolosi anni novanta non ci si annoiava mai e anche questo nuovo genere cominciò a piacermi, convincendomi a comprare “Strade di Città”, l’album d’esordio di Alessandro Aleotti e Vito Luca Perrini. Gli “Articolo 31” appunto.
Old School nel pieno dell’inizio del tramonto, sotto l’attenta produzione di Franco Godi musicista, autore e mago dei Jingle, che li mette sotto contratto con la sua “Best Sound”, stessa etichetta del primo Fedez, dei “Gemelli Diversi”, “Space One” e del lavoro solista di Dj Jad del 2006. 

Godi, confeziona perfettamente una serie di canzoni molto ben studiate, che parlano di ribellione giovanile e della volontà di uscire dalla grigia vita della periferia, senza dimenticare momenti orecchiabili che ne sanciscono il successo.
La voce di J-AX cerca di fare le cose per bene, con un flow da manuale, mentre dietro ai piatti DJ Jad mostra tutto il suo talento.
Novanta mila copie vendute, niente male no?

L’intro con spiegazione del nome, del fenomeno e con suoni urbani ci fa capire che di vita in città qui si parla e non potrebbe essere altrimenti. La title track entra nel vivo della questione, tra periferie, palazzoni e voglia di cambiare. 
Poi tocca alla censura con “Fotti la censura” e allo strumentale “Cantico errante di due D.J. notturni”, in cui partecipa anche Wlady fratello minore di DJ Jad. 
“Legge del taglione” brano che fa un po’ sorridere per la sua storia da gansta povero anticipa il secondo singolo “Ti sto parlando” che ritorna sui temi dell’importanza del Rap e della ribellione giovanile. Probabilmente la miglior traccia del disco. “D.J. Jad” che osanna la figura del buon Perrini, lascia spazio poi a “Tocca qui”, la hit del disco. Una canzone molto orecchiabile, giocata sui doppi sensi e sì, molto divertente. 
Non manca poi la canzone d’amore “Solo per te”, lunghissima e un po’ noiosa, con ampie campionature tra le quali spicca “Between the Sheets” degli Isley Brothers. E infine l’auto celebrazione con “Questo è il nostro stile”.
Questo era “Strade di città” del 1993, cui in versioni più recenti sono stati aggiunti altri brani non troppo interessanti. 

Un disco che ascoltato adesso sembra molto più vecchio di quanto lo sia realmente, considerando quanto il genere sia cambiato (in peggio per quanto mi riguarda). Qui siamo alle prese con un rap/hip hop buono, che non usa l’autotune, non pensa ad abiti firmati, ma pensa a non finire vittime di una vita senza emozioni. 
Un album interessante, verace, considerando anche che il successivo “Messa di Vespiri” era già una mezza robaccia commerciale e considerando la complicità di J-AX nella deriva del genere, nonostante in una canzone cantasse “Io non cambio la mia musica per vendere più dischi”

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