The Walking...audiocasette

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Il (grande) ritorno dei nastri



“È incredibile questo ritorno all’analogico. Sembra che stiamo regredendo”
“Beh…cosa hai contro i vinili?”
“Assolutamente nulla, sto parlando delle musicassette”

E venne il giorno che dalla tomba di una scatola in fondo all'armadio silenziosamente uscirono, accompagnate da qualche supporto che dà loro voce, i nastri o musicassette per gli amici.
Un ritorno orgoglioso, che seppur non sfiori i numeri del vinile, segna ogni anno un incremento di vendite e di produzioni. Per dire, Discogs nel 2017 (e soprattutto nel momento in cui sto scrivendo) conta 15.300 circa release su nastro. Certo, sempre meno della metà del vinile e sempre accompagnate da altre versioni e quasi sempre per piccole etichette o autoproduzioni. 

Ma è un numero interessante che coinvolge anche big come i “Kasabian” che hanno pubblicato “For Crying Out Loud” anche su cassetta vendendo più di mille copie, nella sola Gran Bretagna e attestandosi come gruppo numero uno nel settore in UK (battuti a livelli assoluti dalla compilation “Guardians of the
Galaxy – Awesome Mix 2”). Sergio “Belli capelli” Pizzorno commenta divertito “È la cosa migliore che abbia sentito. Una cosa quasi psichedelica, non è vero? Mi fa sorridere. Penso che sia una questione di fedeltà dei fan, di avere un oggetto. La tua band preferita fa uscire un album e tu lo vuoi su differenti formati, che puoi tenere in mano. È’ bello vedere la copertina e gli artwork in varie versioni”
Il gruppo di Leicester non è di certo l’unico, perché anche il ritorno dei “Jesus & Mary Chain”, il disco degli “Alt – J” degli “Sparks”, “Royal Blood”, “Jay Z”, “Lana del Rey”, “Paul Heaton & Jacqui Abbott” e in ultimo Morrisey hanno una versione su nastro. Pochi ma buoni.

Una moda che però al momento non sembra interessare le grandi produzioni italiane che lasciano i nastri a piccole realtà. E non interessa nemmeno molto ai produttori di hi-fi perché a parte i tedeschi dell’Auna e della Karcher, ci sono pochissimi altri che producono sistemi con mangianastri o mangiacassette, che dir si voglia, per un segmento non di alta gamma. 
Quindi sembra più un vezzo di artisti, produttori e fan, ma chissà se un giorno le cassette avranno la loro rivincita su un mondo che le ha dimenticate.

Per quanto mi riguarda, come tutta la mia generazione, le cassette sono state al centro della vita quotidiana/musicale. Una sempre ficcata nel registratore, in attesa che alla radio passasse qualche canzone interessante. Un bell’esercizio per i riflessi e per le dita che però portava spesso a imprecazioni nei confronti dei DJ che tagliavano i brani. Per non parlare di quando si aggrovigliavano, con l’incubo massimo del nastro distrutto nell’autoradio.
Beh ho sentito cassette almeno per tutti gli anni novanta, magari duplicate dai miei cd per renderle disponibili in auto. Ma nonostante una lunga frequentazione, non sento quel legame morboso come col vinile e non sono nemmeno tra quelli che odiano l’mp3, o lo streaming. Anche se ammetto che la cassetta ha un suono sicuramente migliore. Sarà vero o è solo fascino?

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