Prisoner 7O9 - Caparezza

Prisoner 7O9 -Caparezza


La sensazione che mi diede “Museica” era che Caparezza aveva raggiunto il punto più alto possibile. 
D'altronde tre anni dopo esce un singolo difficile, criptico e duro come “Prisoner 7O9” e come tanti cominciavo ad avere dei dubbi. Anche se, pure con “Cover” il singolo di “Museica”, successe la stessa cosa. Quindi era meglio aspettare e sentire tutto il lavoro completo. Come farebbero i saggi.

Per me “Museica” resta inarrivabile ma “Prisoner 7O9” è un album strepitoso, che a livello di concept e di messaggi mi tocca più di qualunque altro suo lavoro.
Il buon Michele svincolato in gran parte dalla critica politica (meno comunista di un tempo, il compagno Capa) crea un disco intimo e sofferto che parte da un suo problema: l’acufene. Fa ridere l’acufene? Per qualcuno è un problema da nulla, solo un orecchio che fischia, mica una malattia degenerativa. E va bene,
di acufene non si muore ma fidatevi che è un disturbo odioso, che se colpisce uno che di mestiere fa il musicista può rovinargli la vita e la carriera. Ognuno poi vive la sua esistenza con i propri problemi e quindi poteva fare un album sofferente cantando il problema della forfora. Tanto per dire.

Ciò detto, il suo viaggio in questo dolore è intenso e molti dei concetti espressi valgono anche per chi, come me, soffre di una malattia degenerativa. 
Dal brano d’apertura “Prosopagnosia” al gemello di chiusura “Prosopagno sia!” si parla di prigionia mentale vedi “Prisoner 7O9” (dove i numeri stanno per Michele o Caparezza), di mondi che cadono “La caduta di Atlante”, di psicologia “Forever Jung” di ricerca di risposte nella religione “Confusianesimo”, di continuare a credere in se stessi “La Chiave” e naturalmente di Acufene con “Larsen”. Qualche momento di critica sociale “L'uomo che premette” e l’alleggerimento con “Ti fa stare bene” secondo singolo, che con il suo video coloratissimo contrasta l’oscurità di “Prisoner 7O9”. Poi altri momenti più generali che fuggono dalla malattia in se e aprono alle riflessioni cui il barese ci ha da sempre abituati.
Almeno questo è quello che mi trasmette e non so se ho colto le sue intenzioni, ma come dice lui anche ‘sti cazzi finché ti farà stare bene.

Pieno di grandi collaborazioni come Max Gazzè in “Migliora la tua memoria con un click”, John De Leo in “Prosopagnosia” e “Minimoog” e DMC in “Forever Jung” per citare le più note è un album come sempre denso e leggermente lungo, con un suono un po’ più duro del solito. Meno rap, più elettronica e rock.

Tornando al nucleo centrale, come già accennato, se sostituisco la parola acufene con il mio problema di salute, mi ritrovo in parecchi momenti e in altrettante ricerche di risposte. 
Come dicono i saggi, l’obiettivo di ogni artista è di comunicare e regalare emozioni e per quanto mi riguarda Caparezza ci riesce come non mai.


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