Il Bauhaus e la musica


Il Bauhaus e la musica


Mi piace far inorridire gli studiosi del settore e quando mi dicono che “quest’anno è il centenario della fondazione del Bauhaus”, faccio il brillante e rispondo con un “Non mi pare, ricordo che a occhio e croce si sono formati alla fine degli anni settanta”. Generalmente non apprezzano la battuta e se ne vanno via. Di certo funziona meglio con quelli hanno sentito sì parlare del Bauhaus, ma che al sentire il nome gli viene in mente prima Peter Murphy che Walter Gropius.
Però la battuta non è così fuori luogo, perché il Bauhaus e la musica si sono incrociati sia durante l’attività della scuola, sia in tempi più o meno recenti.

La musica, in effetti, non fa parte della scuola di Dessau, ma nel 1923 Oskar Schlemmer dedica alla musica la “Bauhaus Week”. Interviene Igor Stravinski che "in compagnia” di Busoni, maestro e 
compositore, Klee e Kandinskij, assiste a Weimar al suo “Histoire du Soldat” diretto da Scherchen. Il lavoro di Stravinskij che mischia musica, danza e mimo è un’idea innovativa che di certo non poteva sfuggire al Bauhaus, così come “Marienleben/Vita della Vergine Maria” una composizione per soprano e pianoforte di Paul Hindemith, un nome già noto nell’ambiente. Tra il pubblico, c’è pure Kurt Weill allievo di Busoni notissimo compositore e anche autore delle musiche di “Cabaret” scritto da Bertold Brecht.



Lasciati i tempi che furono, ci spostiamo nella seconda metà degli anni
sessanta, sempre in Germania, dove una generazione di musicisti sperimentali, minimalisti e molti orientati al futuro è pronta a farsi notare.

Lo scontro generazionale e le domande sulla guerra da parte di chi non l’ha vissuta, creano la classica scintilla di fermento culturale in cui Karlheinz Stockhausen ha, nella musica, un ruolo fondamentale.
Stockhausen è un compositore e professore universitario, che esplora nuove forme di musica, cerca nuove contaminazioni, soprattutto elettroniche, ispirato nientemeno che dai lavori di Paul Klee. Con le sue innovazioni e con le sue lezioni influisce sulla nascita di quello che “Melody Maker” definì in senso spregiativo, “Krautrock”

La prima e più importante (ma poco considerata oggi) band è di Amburgo e si chiama Faust che apre la strada mischiando sonorità proto elettronica e post-industrial.

Certo, il  Bauhaus è presente in senso filosofico, d’intenti e di stile, come si nota nel gruppo più famoso del lotto, cioè i Kraftwerk di Ralf Hutter e Florian Schneider, i quali più volte hanno sottolineato che le loro radici culturali sono nel Bauhaus e nel suo internazionalismo. 
Nati a Düsseldorf nel 1970 i Kraftwerk con la loro musica “computerizzata”, tra synth e pads, dalle architetture essenziali e dai testi in varie lingue (ma sono stati i primi a cantare in tedesco) hanno dato una grossa spinta alla musica, influenzando gente come Bowie, Devo, Ultravox, Depeche Mode e tutta la musica new-wave ed elettronica moderna.

Rigido taglio di capelli, camicie rosse e cravatte nere, i Kraftwerk, sono entrati nell’immaginario collettivo e in quello del buon Lester Bangs che rimase affascinato dalla loro musica robotizzata e dalla loro attitudine molto professionale. “Tenendo a mente il loro aspetto e il loro atteggiamento, gli ho chiesto che tipo di groupie hanno. – Nessuna - , ha risposto bruscamente Florian. –E’ una cosa che non esiste. Se la sono inventata i mass media- (da “Guida ragionevole al frastuono più atroce”).
“Autobahn”, “Trans-Europa Express” e “Radioactivity”, sono senza mezzi termini tre pietre miliari della musica moderna.
Da una loro costola nascono i “Neu!” altra formazione proiettata al futuro, come fa intendere il nome, anche se dalla vita breve. 

Il Bauhaus comunque non ha solo influenzato i musicisti tedeschi degli anni settanta. Ma ha indicato la strada anche un certo David Bowie, soprattutto nel look di Ziggy Stardust, il cui famoso vestito a spirali è, a detta di molti, un chiaro riferimento alle idee di Oskar Schlemmer
Nella lista non può di certo mancare il look di Lady Gaga e infine la band Bauhaus, che vince il premio nomen omen.
Gruppo di Northampton, nato nel 1979 come Bauhaus 1919 e capitanato da Peter Murphy si è mosso nei territori del post-punk, industrial, influenzati, sì, dall’idea del “Bauhaus” ma anche da gruppi come Joy Division, Siouxsie and the Banshees, Devo, David Bowie (del quale fecero la cover di “Ziggy Stardust”).
Tutti artisti con lo sguardo al “Bauhaus” e io mi sono sempre chiesto “che cosa avrebbe pensato Walter Gropius di questa musica”

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