Metronomy - Metronomy Forever

Metronomy - Metronomy Forever


“Metronomy Forever” ha in quel “forever” il suo difetto maggiore. Cioè, un per sempre, che si riflette in un album che sembra non finire mai, tanto è lungo. 
Ma da un altro punto di vista, in un mondo in cui gli album hanno una decina di canzoni e durano poco, la scelta di Joseph Mount e soci è un grande pregio e denota una certa libertà e una certa voglia di fare. E d'altronde loro sono tra gli ultimi esemplari viventi dell’indie e  sono orgogliosi di esserlo.

Devo dire che i Metronomy, sono lontani anni luce dai miei gusti
musicali, ma esercitano da sempre una sorta di magnetismo, una voglia quasi morbosa di ascoltarli. 
Saranno i video che mi ricordano spesso Michel Gondry o quell'aurea romantica, intellettuale e un po’ triste, cose che con vera gioia (è un ossimoro?) ho ritrovato anche in questo album anticipato dal convincente singolo “Salted Caramel Ice Cream”.

Con lo scampanio di “Wedding” la band britannica ci invita a un matrimonio che ha situazioni molto differenti, che ricordano in parte lo stile bizzarro di “Nights Out” ma che allo stesso tempo reinterpretano lo stile della band e ci offrono qualche “strana” novità. 
Sì lo so, dire che ricorda il passato ma guarda al futuro è una frase molto paracula che salva chiunque scriva di un album. Ma questa volta è proprio così.

Un vasto numero di brani strumentali che a volte lo fanno apparire come mixtape, “Driving”, “Lying Low”, “Forever Is A Long Time”, “Insecure” e “Miracle Rooftop”, si accompagnano a quelle canzoni tipicamente alla Metronomy come “Salted Caramel Ice Cream”, “Lately”, “Walking in the dark”, “The Light” e in parte la più rock “Insecurity” e a brani sorprendenti come la divertentissima “Sex Emoji”, un elettro funk irresistibile e soprattutto a “Upset My Girlfriend” con tanto di apertura con fingerpicking.

C’è tutto il campionario Metronomy tra synth, tastiere e groove, con un pizzico di chitarre elettriche che spuntano qua e là, per un disco riuscito di una band ormai entrata nel giro di quelle “storiche”, che hanno ispirato o fatto crescere altri artisti. Ma ancora in grado di fare cose egregie.

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