La piaga della Fake Music e il terrore delle Tribute Band


La piaga della Fake Music e il terrore delle Tribute Band


Vogliate scusarmi, ma io odio le cover band e soprattutto le tribute band. Perché dovrei andare a vedere un tizio o un gruppo che scimmiotta uno più famoso o che addirittura cerca di riproporre un certo concerto o un certo periodo storico?

La Fake Music è il male della musica, siamo invischiati in un infinito loop in cui recuperiamo il passato e non pensiamo al futuro, come dice anche Simon Reynolds in “Retromania”. Intendiamoci, per me, un conto è recuperare materiale originale del passato e un altro è rifarlo oggi dal vivo. Non andrei mai a vedere un concerto di una tribute band, chessò, dei Ramones in un set tale e quale al CGBG’s. Per quanto preciso possa essere il tutto, il momento del CGBG’s era in quegli anni, l’aria era diversa tanto quanto il mondo.

Dice “scusa e il Jazz, che ripropone a volte le stesse cose?”
Il Jazz è improvvisazione.
E la “Classica”?
Già nata con il senso di essere riprodotta

Comunque io sono una piccola minoranza. I dati parlano chiaro. La Fake Music funziona, non fosse altro perché a un prezzo minore puoi sentire (o per meglio dire ti pare di) un certo artista.  

Concerti riproposti nella stessa maniera, con la stessa scaletta (e a volte incidenti) e pure un festival: “Glastonbudget”, la cui crasi è limpidissima e chiara.

No grazie. Però mi sono divertito a trovare in rete un po’ di replicanti che ho messo in una classifica dal meno al più weird. Non necessariamente sono scarsi, ma sono tutti particolari.




15-  Reduci di Beppe 


Ho un ricordo vago all'alcool in una birreria negli anni novanta. Comunque i “Reduci di Beppe” erano una tribute band dei Red Hot Chili Peppers, famosa innanzitutto per il loro nome.
Non si vestivano come i RHCP ma portavano in giro con orgoglio la loro passione.
http://web.tiscali.it/reducidibeppe/mainpage.htm


14-   Sack Sabbath

Non sono male questi Sack Sabbath, no davvero. Inglesi, attivi dal 2002, con vari concerti per l’Europa e grandi riconoscimenti. Sono così duri e puri che suonano solo brani della “classic era” (1970-75).  Chissà se il cantante morde anche pipistrelli e sniffa formiche.


13- Lez Zeppelin e Strange Kind of Women

Che Robert Plant avesse una voce così acuta/delicata da sembrare femminile è un fatto certo che la chitarrista Steph Paynes ha sfruttato con grande coraggio. Non una band con quattro ragazzoni che imitano gli Zeppelin (a quello poi ci hanno pensato i Greta Van Fleet) ma una band totalmente femminile con base a New York City. Hanno un notevole riscontro di pubblico, con tour in tutto il mondo e pure una foto con Jimmy Page, che spicca nella loro pagina facebook

Un’idea molto simile ce l’abbiamo anche in Italia, ma il riferimento sono i Deep Purple. Una band femminile da Udine che si chiama Strange Kind of Women, ha il titolo di “European Tribute Band” e fa concerti in tutta Europa. Non sono niente male ma quello che mi disturba è che sulla pagina Facebook ci sia scritto “the five women are beautiful”, ma che mi frega se sono belle? L’importante è che sappiano suonare. 




12-   Le Amy Housewine Lisa Adam e Paula Delaney

Lisa Adam è il nome della cantante che ha cercato di “omaggiare” Amy Winehouse. Cercato, perché più che un tributo era (volutamente) una parodia, terminata per fortuna poco tempo dopo la morte dell’originale. 
Paula Delaney invece cerca di fare le cose seriamente dal 2005. Ha studiato ogni singolo video e ogni movenza della cantante ma naturalmente la voce non ha nulla a che vedere con l’originale.



11-   Celentamina

Un’altra voce impossibile da replicare è quella di Mina, che peraltro non si fa vedere da una vita. Poi di imitatori di Celentano, ne sono piene le fosse. L’inutilità insomma. A parte questo i Celentamina (Sabrina Colombo, Mirco Renier) non sono nemmeno da buttare.


10- Dove Comincia il Sole

Non poteva di certo mancare una tribute band dei Pooh e non una sola, ma un’infinità. Così tante che la band ha sul suo sito una serie di linee guida per potersi fregiare del titolo di “tribute band”. La scelta è immensa ma tra queste mi sento di menzionare i Dove Comincia il Sole, band lombarda composta da cinque elementi con due tastiere. Ah…Dio delle città! Un fulmine ti prego!




9-    Jovaband 

Esiste anche una tribute band di Jovanotti e vista la popolarità del Jova non poteva essere altrimenti. Il punto qui è che Paolo Masi il “Jovanotti”, canta meglio dell’originale e si muove anche meglio. Forse è l’unico dopo Cecchetto a capire l’utilità del Cherubini. 



8- Timodà by Riflesso

Mi chiedo “puoi fare una tribute band di una cover band?”, pare di sì. Ed ecco i Timodà, Tribute Band dei Modà, nati da una cover band (in questo caso i Riflesso e non i Modà)”. Il cantante non ha una brutta voce, almeno quello, anche se somiglia a Giulian…ah no scusate.




7- QueenMania

Altra domanda “perché uno se le deve andare a cercare?”. Chissà. Ma i QueenMania lo fanno. Riescono nel difficile compito di essere peggio di Deacon e Taylor e poi, ovviamente, cercano di raggiungere Brian May e  soprattutto Freddie Mercury. Una cosa impossibile per chiunque. Intendiamoci, Sonny Ensabella (Freddie) ha una bella voce, ma il paragone non regge.  Il risultato è un tizio pettinato alla Freddie  Mercury, con un vestito di carnevale. Hanno un seguito? Sì, certo, c’è pure Katia Ricciarelli sul palco con loro a volte e sono grandi amici di Ruggeri, ma lo sappiamo, se citi i Queen hai un seguito anche se dovessi fare le cover suonando le ascelle (ehi! non mi rubate l’idea).




6- SenzaFiltro

Lo dico senza filtro, non avrei mai voluto sentire i SenzaFiltro, cioè la tribute band di J-Ax/Articolo 31 e Fedez. Più che una tribute band, sono una cover band che di simile ai riferimenti non ha nulla (il che però alla fine è un pregio). Hanno aperto i concerti di J-Ax e su Facebook ora figurano solo più come tribute a J-Ax. Se non altro stanno attenti al gossip.




 5- Oasish

Questa versione di “Wonderwall” sembra suonata in una di quelle magiche sere al chiaro di luna, in cui… sei ubriaco perso in spiaggia e il massimo che puoi fare è aggrapparti alla chitarra strimpellando due accordi, mentre gli altri trombano.

Bisogna riconoscere che gli Oasish sono da anni la tribute band degli Oasis numero uno in UK, con tanto di premi (figuriamoci le altre…) e partecipano a “Glastonbudget”.
Paul Higginson (Liam) segue ogni movenza del suo originale e pure la parlata tra un pezzo e l’altro. Così pure Paul (Noel) che suona la stessa Les Paul del suo modello. 



4- Nudist Priest

Più tendente al comico che a una vera tribute band, ma mi sento di citare questo gruppo che rimanda ai Judas Priest, perché suonavano completamente nudi. Si sono sciolti purtroppo, forse arrestati per atti osceni o forse si sono presi la broncopolmonite. Non erano male però (a livello musicale intendo).



3- Kaiser Thief/Blurb

Non contenti di fare malissimo i Kaiser Chiefs questa band, decide pure di essere tribute band dei Blur, sotto il nome Blurb. Vabbè, quando bevi troppo alle serate karaoke e ti credi grande artista. Comunque, fiutate l’affare: 1.000/1.200 pound e li potete ingaggiare. Da non perdere!



2 - Non Jovi

Il “Non” del nome d’arte di questo cantante americano, che tributa Bon Jovi, dice molto, se non tutto. NON si tratta di Bon Jovi e tantomeno di una tribute band credibile. Performance da Karaoke per questo gruppo di Seattle, il cui cantante omette il suo vero nome. E si capisce il motivo.


1- Nek, Max, Renga Tribute

Loro sono i numeri uno del weird. Già l’idea degli originali, ha quel non so che di assurdo, ma fare una tribute band di un tour è un qualcosa che sta sopra a ogni più fervida fantasia malata. Comunque, un astuto manager ci ha pensato (l’agenzia Jamforlive specializzata nel settore), ha preso tre “sosia” e li ha mandati in giro. Il sosia di Pezzali è quello che si salva ed è  apprezzato dallo stesso Max e canta in una “tribute band” degli 883. Gli altri due sono un qualcosa difficile da spiegare a parole.


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