Giancane - Ansia e Disagio

Giancane
Ansia e Disagio


Dunque, mi sono perso questo Giancane e lo dico senza vergogna (giusto un po’, col senno di poi). Mai ascoltato e sì che conosco il “Muro del Canto”, da cui proviene. Poi un giorno di cazzeggio mi cade l’occhio sulla recensione di questo disco fatta da “Rolling Stone”, che gli affibbia due stellette. L’occhio cade pure sul video di una canzone intitolata “Limone” (di cui avevo letto qualcosa di sfuggita sulla pagina  di Chef Rubio). 

Ah, becco anche un articolo che riporta una polemica su un suo concerto in piazza, in cui ha shoccato il pubblico con “Vecchi di merda”, canzone del primo album. Vabbè, a questo punto che fare? Direi di buttarci l’orecchio, soprattutto perché la recensione di “Rolling Stone” mi sembra di quelle che non hanno capito molto o non hanno voluto capire molto (e lo dico dopo aver sentito “Limone” e “Vecchi di merda”). Beh, con tutto rispetto per il recensore di “Rolling Stone” che essendo della nota rivista ne capisce sicuramente più di me, che ho un sito aggratis e che perdo soldi e tempo a scrivere, questo disco mi è piaciuto molto. Vario nei suoni, acuto, corrosivo nei testi, spiazzante e fastidioso. Cioè, provocatorio al punto giusto, in un periodo in cui le provocazioni sono in mano a gente come PopX e Dark Polo Gang (ed è tutto dire). 

Tradizione cantautorale romana di fondo, ma orizzonti e ampi e una certa voglia di parodiare diversi stili ed artisti. Da ciò, viene fuori la parola demenziale (come scritto in diversi articoli) ma l’accezione che ne diamo dagli anni novanta, sminuisce un lavoro sicuramente ironico intelligente e che fa riflettere amaramente. 

Dopo il bizzarro intro, si passa subito a uno dei pezzi forti. “Non sono ricco”, dove Giancane stigmatizza "tutto con una paio di concetti facilissimi: affanculo pure voi”, in cui qualunquismo, volemosebene e ignoranza, vengono triturati dall’io cantante. E già “Ansia e disagio” si fa interessante  e lo diventa ancor di più  con la quasi title track “Disagio”, che chiama in causa il trionfalismo musicale alla Luciano Ligabue, abbattuto da frasi come “la vita è solo disagio/quello che mi regali è ansia e disagio”. Trascinare sì, come il Lucianone, ma verso il basso.

La ballade d’amore un po’ particolare “2 volte 6”, ci porta al capolavoro di “Limone”. Oh, un attimo di attenzione per favore. Atmosfere anni ottanta e soprattutto atmosfere alla “The Giornalisti” per un brano che parla di quel periodo da un punto di vista molto meno (ma proprio tanto) disincantato, di quanto se ne parli oggi sia a livello musicale sia di ricordi. Tipo quei post che citano “noi che…giocavamo in cortile”, “noi…che il ghiacciolo costava 200 lire”. E altre cazzate del genere.
Siccome sono cresciuto a cavallo tra gli 80 e i 90 e ho subito le conseguenze di tutte le stronzate fatte negli anni della “Milano da bere”, oltre ad averne visto il crollo, posso dire che Giancane inquadri perfettamente il periodo. “Con gli anni ottanta avete rotto il cazzo/che poi hanno rotto il cazzo già dagli anni ottanta” “Gli amori al mare e le feste sulla spiaggia/La spada nella roccia e quelle nelle braccia/Bello il motore e bella la permanente/Bello anche l'AIDS, trasmesso clandestinamente”. Il tutto accompagnato dal già citato tristissimo video, prodotto da Chef Rubio, con la sua casa di produzione Tumaga, con un bambino al centro del “traffico” sulla sua Saltafoss. Con ovvio e ironico riferimento a questa nuova ondata nostalgica del periodo (vedi The Giornalisti appunto).

“Odio i bambini” altra brillante critica sociale (educativa in questo caso) e “Adotta un fascista anche te” brano composto con Lucio Leoni nella webserie Khabum, dove due artisti devono comporre una canzone su tema a sorpresa in novanta minuti, ci portano a “Buon compleanno Gesù”, a modesto parere unico momento un po’ scontato del disco. Un folk sull'ipocrisia natalizia, ma temi già sentiti più e più volte.

Comunque chiusura in crescita con “Ipocondria”, di nuovo dalle parti di Ligabue/Vasco, l’elettro dance tamarra anni novanta di “Ipocondria pt 2” e soprattutto quella di “L’amour Toujours”. Ci sono veramente due brani così in questo disco, dopo tutto quello che ho sentito? Sì, davvero. E questo è il bello di “Ansia e Disagio”. Saper spiazzare, sorprendere il pubblico. Provocare. Non è poco in questo periodo e d'altronde il saggio diceva “Largo all'avanguardia pubblico di merda tu gli dai la stessa storia tanto lui non c'ha memoria”. E su Giancane per me è tutto. 





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