Andrea Laszlo De Simone - Uomo Donna

Andrea Laszlo De Simone
Uomo Donna

Quando la grande città in cui vivi è in realtà molto piccola, capita che segui quasi senza volerlo le evoluzioni di un artista. 
Parlo di Andrea “Laszlo” De Simone dal baffo anni settanta e dal capello lungo, che vista la concomitanza di amici su Facebook, ascolto da diverso tempo con attenzione. E no che non sono uno stalker (gli ho chiesto amicizia su Facebook solo da poco) ma mi ha sempre incuriosito fin da quando ho ascoltato il suo “Ecce Homo” lavoro rigidamente autoprodotto, forse nella proverbiale cantina o in camera. 
Quello che mi è sempre piaciuto è la grande varietà del suo stile e cioè non è chiaro a quale genere appartenga. Quando ho saputo che a giugno è uscito “Uomo Donna” per la 42 Records (quelli de ICani e Cosmo) ho incrociato le dita e sperato che ‘sto ragazzo dal look un po’ retrò non mi deludesse. Perché poi alla fine ti affezioni agli artisti, anche se non li conosci personalmente.

E lo dico subito così mi tolgo il pensiero, il difetto di “Uomo Donna” è che è un disco molto lungo, troppo lungo, con alcuni intermezzi che tolgono un po’ la concentrazione. Un viaggio davvero impegnativo per tutta una serie di cose che spiego tra poco. Di contro la lunghezza è anche il segno che Andrea “Laszlo” De Simone, un cantautore/band (come è stato definito, perché accompagnato, di fatto, da una serie di fidati musicisti) non si è piegato alle logiche del mercato. E si vede. E si sente, anche dalla durata media dei brani.

Tolto di mezzo il difetto che ho trovato, con serenità posso dire che “Uomo Donna” è una macchina complessa e perfetta. Un disco introspettivo che evidenzia le capacità cantautorali di De Simone, che parla con profondità usando parole semplici. Lui non narra. Sembra che viva il testo, sembra che voglia ogni secondo raccontarti le sue emozioni, voglia parlarti di amore, come se fossi da solo con lui da qualche parte ad ascoltare le sue confidenze. 
Un disco poi, dalle sonorità disparate, che partono dal pop sixities, abbracciano il beat, il prog e hanno qualche similitudine con i migliori Verdena, toccando in chiusura una sfumatura alla Radiohead. E sì, si può pensare che sia un gran caos, se non l’avete ancora ascoltato, ma in qualche modo De Simone riesce a rendere il tutto fluido, compatto e struggente. 

Dalla title track che apre il disco, entriamo subito nel suo immaginario, che, come detto, tocca punte di emozioni non da poco, con brani come “Sogno l’amore” e soprattutto “Vieni a salvarmi” un capolavoro di intenzioni e capacità interpretative/compositive. Ma tranquilli, non è tutto uno struggersi/contorcersi l’anima, perché ci sono anche godibilissimi sprazzi di sole come “La guerra dei baci”, “Fiore Mio” e una critica sociale con “Gli uomini hanno fame”.
Parlare di “Uomo Donna” devo dire che non è per nulla facile e soprattutto sminuisce l’intensità di un disco che può essere inserito nella migliore (e più originale) tradizione cantautorale. Fate così: ascoltatelo e poi mi dite.

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